Nell'intrico di Dubai a volte ci si perde. Capita, quando i pensieri finalmente smettono di esser le guide della mente e ci si lascia trasportare dall'atmosfera insolita di una città a noi straniera. Succede così, che stai camminando senza meta e Dubai ti diviene amica, anche se in fondo non la conosci, anche se i suoi nomi ti sono estranei... come quando incontri una persona per strada e cominci a parlare come se niente fosse, riconoscendo te stesso nei suoi occhi e nei suoi gesti. Percorri il suk come un corridoio senza fine, i tappeti ti circondano, intessono trame di tessuto e di colore, creano uno sfondo variopinto al tuo vagare privo di scopo. E cammini, continui a camminare, nel labirinto di fili che non intreccia solo i tappeti ma anche te, ormai legato indissolubilmente a quel luogo, a quella gente che non sei tu... eppure è come se lo fosse. Sembra la trama sospesa di un un film, di quelli dove ci sono solo voci di sottofondo e nessuna che prevale, e tutti si sfiorano senza mai toccarsi e il mondo scorre in quel leggero comunicare. E avviene che ti prende una voglia improvvisa di avere uno di quei tappeti... Come se nel possedere quell'oggetto e nel portartelo a casa tu riuscissi a catturare per sempre quella strana giornata, in quel suk anomalo in cui ti sei perso, per rimanere invischiato in un groviglio indistricabile.
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