Mentre ti aggirerai tra le distese ocra e sconfinate dell'outback australiano, noterai profilarsi all'orizzonte una gobba che sporge sulla monotonia circostante. Avvicinandoti scoprirai l'imponente Uluru, uno dei simboli dell'Australia, residuo del fondale di ciò che, circa 600 milioni di anni fa, era un lago interno. Conosciuto come Ayers Rock, Uluru è il suo nome aborigeno, probabilmente derivato dalla parola "ulerenye", che significa "strano". Di primo impatto il massiccio solitario ti sembrerà un volto umano cangiante, che cambia a seconda della stagione, della luminosità e dell'attimo in cui lo si guarda: cupo e un po' sinistro quand'è colpito da fulmini e investito dal vento, pensieroso quand'è circondato dalle nubi... Forse per questa espressività così mutevole gli Aborigeni ritenevano che esso fosse "Il Luogo Sacro dei Sogni”. Sotto la luce del tramonto, poi, questo gigante di roccia è avvolto da un'atmosfera davvero incantata, perché si veste di tonalità dolci, di intensità variabile e dai contorni sfumati... come quelli di un sogno. Alzerai lo sguardo verso la sua sommità e ti sembrerà di leggere nei disegni naturali e artificiali della sua superficie, che da lontano sembrava così liscia, gli enigmatici lineamenti di un volto antico. Ti ritroverai a chiederti se anche quella visione e tutto il tuo viaggio nell'outback australiano sia il frutto di un miraggio oppure di uno strano sogno.
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